mercoledì 22 settembre 2010

Sicurezza...maddeché?

Due notizie che meritano attenzione.
1) Stamattina un gran ‘botto’ ha messo in allarme la città di Terni: veniva dalle Acciaierie e più di qualcuno ha temuto che fosse successo qualcosa di grave,
In effetti, grave, lo era. Ma per fortuna, almeno stavolta, nessuno ci ha lasciato la pelle e non siamo costretti, ora, a piangere qualcuno: in pochi mesi, va ricordato, due ragazzi (Diego Bianchina e Leonardo Ippoliti) ci hanno lasciato la pelle, lì dentro.

Stamattina è successo, in grande, quello che capita tropo spesso in forma ‘ridotta’: mentre si stavano scaricando nel piazzale le scorie di acciaio incandescente contenute in una ‘siviera’, queste sono entrate in contatto con acqua e si è scatenata una reazione chimica.
Da qui il ‘botto’ che, per un caso fortunato, ha solo dato origine al ‘consueto’ lancio di ‘proiettili non convenzionali’ costituiti dai residui più grandi delle scorie di lavorazione, un denso polverone bianco che ha investito tutta la zona circostante – e le cui conseguenze, chi vive nella zona di Prisciano, conosce bene (ci sono state anche delle cause, intentate nei confronti della TK-Ast) – visto che con la pioggia di polveri e, spesso, anche dei ‘proiettili’, quella gente ci convive da anni.
2) L’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, dopo che il Sindaco; in seguito alla segnalazione da parte dell'ASLe della presenza di tetracloroetilene nelle acque, aveva vietato l'uso per il consumo umano dell'acqua proveniente dal Pozzo 01 dell'acquedotto privato che serviva la zona compresa tra il quartiere Polymer, la Strada di Santa Filomena e Villaggio Campomaggio; ha esaminato una serie di pozzi nella zona e avrebbe presentato un dossier alla Procura della Repubblica di Terni.
Due le Aziende del polo chimico ternano che rischierebbero di finire nei guai: una perché, pur sapendo che i valori del tetracloroetilene nel pozzo 01  erano superiori ad 1,1 microgrammi per litro consentiti dalla Legge, non avrebbe avvisato le autorità competenti; l’altra per ‘scarico abusivo al suolo’. Una terza azienda, invece, sarebbe incorsa in un ‘semplice’ provvedimento amministrativo.
E, intanto, dopo aver bevuto e usato per cucinare l’acqua alla trielina per un periodo ancora tutto da stabilire, la gente che vive da quelle parti adesso deve fare la coda davanti alle autobotti, fino a quando non si provvederà all’allaccio alla rete idrica.

Uno, senza esagerare, si può leggermente incazzare?

Nessun commento:

Posta un commento